"Dopo le Olimpiadi la montagna è tornata a crescere"
"Grazie alle Olimpiadi la città ha scoperto la sua vocazione culturale”, ha spiegato Bolatto, dati alla mano: nel 2014 musei torinesi hanno accolto 4,2 milioni di visitatori, il 44% in più rispetto al 2006; la mostra di Monet, appena terminata, è stata la più frequentata in Italia, nel 2015. Dopo i Giochi anche la montagna è tornata a crescere: negli ultimi dieci anni il numero dei ristoranti nelle valli olimpiche è aumentato del 75% e gli arrivi internazionali sono più che raddoppiati (+116% rispetto al 2000).
Nell'Unione dei Comuni Olimpici – ha spiegato Marin, che la presiede – ci sono 4000 residenti e 6000 posti di lavoro, grazie ai turisti stranieri: nel 2003 erano appena il 35% delle presenze, oggi superano l'85%”. Sono 12mila i posti letto degli hotel dell'Unione: quelli che portano vera ricchezza. “Non costruiremo più seconde case, vogliamo migliorare gli alberghi esistenti”, ha spiegato Marin a decine di cronisti che insieme a Federica Bianchi (L'Espresso) e Mario Sensini (Corriere della Sera) lo hanno intervistato.L'altra sfida, per i comuni montani, è gestire le opere olimpiche. “Si spesero in tutto 2 miliardi di euro, tra infrastrutture e impianti per le gare”, ha ricordato Marin. Alcune sono inutilizzate, come i trampolini di Pragelato e la pista di bob di Cesana, su cui è stato attivato un progetto con il Politecnico. Nel 2016 partirà la riqualificazione, e si investirà anche per le piste da sci: “10 milioni in cinque anni, a cui vanno aggiunti gli 11 che metterà la società che gestisce la Vialattea”. Si comincia con i cannoni dell'innevamento artificiale, poi forse arriveranno nuove seggiovie. Sono i soldi risparmiati dai fondi dei Giochi: in tutto 70 milioni, di cui 33 già spesi. “I bandi olimpici - ha concluso Marin - furono il primo caso di opere pubbliche in Italia realizzate senza scandali giudiziari”.