Addio a Gianni Bianco, presidente del Gis dal '76 all'84
“Era l’inverno del 1957 quando, giornalista alle prime armi, mi trovai ai campionati italiani di sci dei giornalisti a Colle Isarco vicino alla mia Bolzano. Ci andai convinto di una scampagnata fra illustri firme, mi trovai invece nel mezzo di un manipolo assatanato di competitori, tutti sciolina e coltello fra i denti”. Così Gianni Bianco ricordava il suo debutto al GIS in un libretto pubblicato nel 1983 a Sesto Pusteria quando venne riconfermato presidente del GIS affiancato dai vicepresidenti Enrico Goio e Filippo Cicognani e dall’insostituibile segretario Ferdinando Mariani.. “
“Ne sono passati di anni – scriveva Gianni Bianco – e anche di presidenti, Ortensio Vischi nei primi anni ’50, poi Ravegnani, Pigna, Rossi, Calzolari: il GIS è cresciuto e da poche decine di iscritti è arrivato a quota 200”. Con una punta d’orgoglio Gianni, presidente dal ’76 all’84 prima di passare il testimone a Giorgio Viglino, ricordava che il GIS aveva fatto “il giro delle montagne italiane” di campionato in campionato. Cosa ricordi della tecnica, delle attrezzature negli anni ’50? In un’altra pubblicazione del GIS (Tarvisio 2008 per ricordare il cinquantenario con la FISI) Gianni Bianco rispose così a Elena Golino: ”Tecnica poca per non dire assente. Le attrezzature di quel tempo oggi sono esposte nei musei. A guardare le fotografie di quell’epoca sembra di osservare i componenti d’improbabili e stralunate missioni esplorative in Alaska…”.
La situazione cambiò completamente – altra sua riflessione – quando il GIS, grazie all’ospitalità di Giuliana Pirovano prima e della famiglia Sertorelli successivamente, organizzò le settimane bianche allo Stelvio. Un salto di qualità incredibile grazie alle lezioni dei maestri di sci sulle piste a tremila metri di quota del ghiacciaio. Ricordi lontani.
Conobbi Gianni Bianco alla fine degli anni ’50 quando da Vipiteno approdai a Bolzano all’”Alto Adige” per tentare l’avventura giornalistica. In redazione fu uno miei primi maestri. Lui, laureato in giurisprudenza, aveva abbandonato dopo un paio d’anni la professione forense, per dedicarsi al giornalismo. Firmava in prima pagina i servizi sugli attentati dinamitardi. Utilizzò materiale ed esperienza per pubblicare un libro- documento “La guerra dei tralicci”. Alla fine degli anni ’60 lasciò l’”Alto Adige” per fondare con alcuni colleghi la redazione locale de “Il Giorno”. Era il gennaio del 1968. Gianni mi chiamò nella sua redazione: ” Franco – mi disse – di gare di sci, discesa, fondo e combinata, ne ho vinte molte, ma quest’ anno non posso proprio muovermi. Vai tu ai campionati del GIS a Courmayeur con Sandro Malossini”. Lo ringraziai ma ero titubante: fra le porte ero scarso sugli sci e non conoscevo nessuno. Fu invece, grazie a Gianni Bianco, l’inizio di una storia bellissima. tanti amici, tante risate, tante sciate e (purtroppo per mia moglie) tante coppe e medaglie.
Per Gianni Bianco al “Giorno” si aprirono nuovi orizzonti professionali: dalla piccola Bolzano si trasferì alla grande Milano con l’incarico di capocronista e di inviato. In questa veste divenne famoso nel mondo dello sci ai tempi della valanga azzurra (con Mario Cotelli pubblicò “Sci Azzurro – come si impara a sciare e a vincere”) . Olimpiadi, campionati e coppe del mondo: centinaia e centinaia di articoli scritti con grande professionalità, competenza e precisione, direi quasi pignoleria. Contemporaneamente nel tempo libero tennis d’estate e sci d’inverno nella grande famiglia del GIS. Per otto anni è stato il nostro “number one” passando a Giorgio Viglino un GIS in piena salute, un GIS oggi più forte che mai, un GIS che non può dimenticare i grandi personaggi del secolo scorso.
Attivissimo anche nella terza età Gianni Bianco ha diretto la rivista “SCI” e “SCI fondo” per dedicarsi infine al golf. Era presidente onorario dei giornalisti golfisti quando un tumore ha messo ko il suo fisico. “Il malato terminale sono io – mi disse in una conversazione telefonica in settembre – e invece se n’è andata lei, Donatella”. La morte improvvisa della moglie, sempre insieme a Gianni in tanti nostri campionati, lo ha fatto sentire terribilmente solo e indifeso. Ciao Gianni, sei stato un “Grande dello sci”.
Franco Sitton